presentazione: “Affamato come una tigre” all’Utopia

giovedì 5 dicembre, ore 20.15
presso la Libreria Utopia, Via Vallazze 34, Milano

Luca D’Alessandro e Andrea Perin presentanoCopertina Hemingway

Affamato come una tigre. A tavola con Sandokan, Il Leone Verde

a seguire (o precedere, o durante) una cena a tema!

per informazioni:
libreriautopia@tiscali.it
osteriadellutopia@gmail.com

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Grilli per aperitivo

Ogni tanto i giornali lo scrivono come se fosse una novità, ma ormai grillon-a-mangernon lo è più da un pezzo: gli insetti da mangiare.

Me ne sono già occupato su questo blog (qui), mangiare insetti è un cibo tradizionale in molte culture del mondo (da noi solo il formaggio con i vermi). Ogni torna qualcuno e sostiene che, causa il sovraffollamento e le risorse sempre più ristrette, il futuro dell’alimentazione risiede proprio nell’allevamento a scopo alimentare degli insetti.GRILLONS-DESHY

Mentre in Italia ne scrivono i giornali, in Francia hanno già cominciato: la marca Crickeat offre snack e aperitivi a base di insetti: alimentazione sicura (solo foglie e non altro – mangimi?), specie spesso nostrane. Certo, ancora non a buon mercato: la confezione di grilli da 200g sono 42,50€ (sconto del 50%, sennò erano 85.00€!), però le si può trovare anche all’Auchan e al Carrefour.

Devo informarmi cosa ne pensano vegetariani e vegani…

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Bookcity 2013: “Affamato come una tigre. A tavola con Sandokan”

bookcityAlla Libreria Scientifica, in via Visconti di Modrone 8 a Milano, è allestita una piccola esposizione dedicata al ciclo della Malesia di Emilio Salgari, in occasione di Bookcity 2013.

Venerdì 22 novembre 2013, dalle ore 17.30 alle 19.30, sarò presente a chiacchierare con chi lo desidera del mio ultimo libro:

Affamato come una tigre. A tavola con Sandokan, Il Leone Verde 2013

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Riso esotico in bianco e nero (elegance_today)

Ricevo dall’amica Anna, dopo una chiacchierata in studio su riso, burro e soia.

Il mondo si divide tra chi, per scelta o per necessità, il riso in white-sella-basmatbianco lo mangia con in burro (e formaggio), oppure con l’olio (e formaggio). Esiste tuttavia una piccola cellula di dissidenti che al burro e all’olio preferisce un trasgressivo tocco di soia.

Ricetta (come la faccio io)

Circa a testa 2 tazzine di riso basmati + 4 tazzine di acqua fredda (si raddoppiano le dosi dell’acqua).

Metto riso, acqua e qualche cardamomo insieme, a freddo. Quando prende il bollore abbasso la fiamma al minino e copro con coperchio. L’acqua viene magicamente assorbita dal riso (circa 10 minuti – controllo la cottura.. anche se non si dovrebbe fare, all’occorrenza io posso anche aggiungere un pochino di acqua, verso la fine).

Quando il nostro quasi_sticky_rice è pronto, lo dispongo sul piatto irrorandolo di salsa di soya (shoyu – fermentata, km0 dipende dalla vs distanza dal NaturaSi). Se proprio voglio esagerare, lo spolvero di semi di sesamo neri.

Anna Ferro

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Affamato come una tigre. A tavola con Sandokan

Copertina HemingwaySta per uscire finalmente un lavoro che avevo immaginato un paio di anni fa (qualche post nel blog) e solo questa estate sono riuscito a realizzare: un libro sulla cucina di Sandokan e Yanez.

 Non è vero che gli eroi vivono di sola avventura!

Sandokan e Yanez, appena possono, lasciano carabina e kriss e mangiano con appetito quello che la jungla e i cuochi improvvisati riescono a preparare: babirussa arrosto, riso e fagiuoli secchi, anitra bramina arrostita, mostruose frittate, sogliole larghe come un cappello, carri di pesce secco ed erbe aromatiche.

Sono piatti che lo scrittore Emilio Salgari ha immaginato sulla scorta delle enciclopedie e dei libri di viaggio, e soprattutto della sua immaginazione. Sono un incontro tra ingredienti esotici e cucina tradizionale, una sorta di meticciato inconsapevole evocato da un italiano del primo Novecento.

Partendo dagli episodi dei libri del ciclo dei Pirati della Malesia, questo libro propone una serie di piatti che sono consapevolmente meticci: mantengono la forza dell’avventura dei pasti di Sandokan e Yanez e fanno incontrare la cucina italiana dell’Ottocento con gli ingredienti che stanno arrivando con i nuovi cittadini che giungono da tutto il mondo. Per un nuovo meticciato consapevole.

(dalla quarta di copertina) 

Andrea Perin, Affamato come una tigre. A tavola con Sandokan, Il Leone Verde Edizioni, Torino 2013

Nel futuro pubblicherò magari qualche ricetta del libro, nel frattempo per chi fosse interessato la prima presentazione è ovviamente in Scighera a Milano, mercoledì 13 novembre alle ore 19.00

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Ampalaya italiana

Posso dire: l’avevo detto (almeno credo…).

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Le nuove verdure stanno smettono di essere una nicchia per immigrati nostalgici che se le devono coltivare sul balcone o acquistare i prodotti importati: esiste adesso una produzione italiana per il commercio.

In questa foto una cassetta di ampalya venduta in uno store a Milano (in via Sarpi): probabilmente la maggior parte degli acquirenti sarà migrante, ma non importa. Le novità avanzano.

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Risotto al limone

Uno dei piatti su cui mi sento moderatamente conservatore è il risotto: evito contaminazioni esagerate, trovo da sfigati il risotto allo champagne, ritengo contro natura cucinare il riso con il pomodoro. Non sono neanche molto turbato da questa mia contraddizione, probabilmente esiste per tutti un angolo di intransigenza. Insomma mi va benissimo così.RS risotto al limone (2)

Con qualche curiosità mi sono avvicinato a questo risotto proposto da una pubblicazione francese che avevo acquistato a Parigi qualche anno fa: mi incuriosiva la cucina di una ricetta tradizionale da parte di chi era completamente estraneo. Tra le tutte era una di quelle che mi sembra meno pretestuosa.

Alla fine ne sono rimasto (abbastanza) soddisfatto: ho fatto qualche piccola variante (brodo di fagioli e non vegetale), e ribadisco la cipolla intera: può sembrare troppo, ma per mitigare il l’aspro del limone è necessaria.

(due persone)

200 g riso, 1 limone (bio), 1 cipolla grossa, brodo di fagioli (o vegetale), mezzo bicchiere vino bianco, 1 cucchiaino di curry, burro

Tostare la cipolla a fette nel burro con il curry, poi tostare il riso qualche minuto e quindi aggiungere il vino e il succo del limone. Continuare la cottura aggiungendo un mestolo di brodo caldo man mano che si asciuga e alla fine aggiungere le scaglie di buccia del limone e magari un altro pezzetto di burro.

 RS risotto al limone (3)

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Frittata di spaghetti cinesi

Adoro la frittata di pasta, quella semplice senza formaggio, prosciutto o altri ingredienti: solo uova e pasta avanzata. Il problema è che non avanza mai la pasta…

Quando abbiamo scoperto di aver cotto più spaghetti cinesi (di grano) rispetto al condimento nel wok, li abbiamo tenuti per una frittata di pasta.

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Erano sconditi e allora ho giusto messo un po’ di cipolla in padella e poi gli spaghetti e le uova. IMG_0796

Buona, niente di speciale: gli spaghetti cinesi sono inevitabilmente meno al dente di quelli italiani di grano duro, ma soprattutto rimpiango di non aver messo un po’ di salsa di soia: per essere più in tema con gli spaghetti “avanzati”. La prossima volta…

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Fusilli alla banana

Qualche mese fa avevo scritto per DonPasta questo breve testo per il suo nuovo libro. Poi non ne ha fatto più nulla e allora lo metto qui.

Ernesto, figlio di amici, aveva tre anni ed era felicemente ignaro dell’esistenza di concetti adulti come “identità alimentare” e “tradizione”. Perciò di fronte ai “fusilli alla banana” si comportò da persona libera da pregiudizi. Li mangiò, gli piacquero, e la storia finì lì.

Non era la prima volta che preparavo questa ricetta italo-brasiliana, dietro la richiesta di amici di provare un esempio di cucina meticcia: questo piatto, veloce da cucinare, accosta in modo insolito tradizione e novità e riesce sempre a soddisfare le aspettative. Ci sono i curiosi che partono forchetta in mano e i timorosi che, perplessi ma motivati dal politically correct verso l’immigrazione e il meticciamento, si sentono obbligati almeno ad assaggiarla. Di solito piace, qualche volta no ma questo fa parte dei gusti personali che vanno sempre rispettati.

Qualche tempo dopo Ernesto, saputo di una nuova cena a casa nostra, si mostrò preoccupato con i genitori. “Fanno la pasta con la banana? Non va bene, la banana dice che non si mangia nella pastasciutta!”. Il repentino cambiamento incuriosì e portò alla scoperta di un probabile commento dei nonni, paladini della tradizione in cucina e depositari dell’identità familiare, che aveva spinto il nipote verso piatti consolidati.

Tutti ormai sappiamo che il “sapore è sapere”, che i gusti sono un patrimonio culturale che si struttura con la condivisione del gruppo di appartenenza. Il meticciato, in cucina o in altro campo, assume un valore politico solo in una situazione sociale quando l’immigrazione viene percepita come un pericolo. In realtà il meticciato è uno dei motori che da sempre ibrida le conoscenze e arricchisce la cultura, un percorso naturale e inevitabile.

In cucina (e in generale) è consigliabile scegliere liberi da pregiudizi e senza obbedire a chi dice cosa è buono e cosa è cattivo, disponibili alla varietà che l’arrivo di nuovi cittadini può portare alla nostra vita.

 

Questa ricetta mi è stata raccontata da Delma, un’amica brasiliana, e questa versione (pubblicata su “Ricette Scorrette” ed. Elèuthera) è stata un po’ adattata ai miei gusti.

Per quattro persone prendete 400 g di fusilli, 2 banane, mezza cipolla, 200 g di pancetta dolce, due uova, olio di oliva extravergine.

In una padella larga soffriggete la cipolla tritata insieme alla pancetta a dadini, poi mettete le banane tagliate a fettine e quando cominciano a disfarsi aggiungete le uova sbattute e salate. Versate subito la pasta scolata al dente e girate finché le uova non sono rapprese. Aggiustate di pepe e servite.

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Bobotie: uno sformato di carne (in originale) sudafricano

 

La prima considerazione da fare è sulla possibile aderenza rispetto all’originale (gusto, ingredienti, sensibilità, abitudine) di una ricetta africana scritta da un italiano: oltre al fatto che ogni ricetta è una formula rigida che non comprende la vasta e multiforme possibilità di varianti, la risposta è che il piatto rimane inevitabilmente mediato da scrive. Non dico meticcio, ma almeno modificato.

Nel caso del Bobotie, uno sformato di carne sudafricano, avevo due ricette “italiane” che ho inevitabilmente modificato per pigrizia e mancanza contingente di ingredienti.

Non avendo mai assaggiato l’originale in Sud Africa, e ovviamente IMG_0625neppure la trascrizione italiana, non so se abbia senso chiamarlo ancora Bobotie, ma posso certificare il successo presso gli ospiti nelle due occasioni in cui l’ho preparata.

Nella prima ho sostituito il chutney con la lombarda “melassa” della mostarda e la buccia di limone con le bacche di coriandolo macinate (hanno un profumo fantastico, ne dovrò scrivere, ma non sono convinto che lascino molto nel cibo); nella seconda versione ho aumentato il curry e aggiunto l’uvetta, oltre che aver cotto la carne meno in padella.

Il procedimento è semplice veloce e semplice. Il piatto è forse più invernale che estivo, ma con il tempo che c’è in questi giorni ci sta benissimo.

900 g carne bovina tritata,1 fetta di pane, 4/5 albicocche secche, 1 cipolla, 3 uova, bacche di coriandolo, curry, noce moscata, peperoncino, latte, 2 cucchiai di “melassa” di mostarda, olio extravergine di oliva

Bagnate la fetta di pane nel latte, quindi strizzatela e unitela alla carne trita insieme alle spezie, alla “melassa”, alle albicocche a pezzetti (e l’uva sultanina nel caso). In una padella fate soffriggere le cipolle tritate nell’olio poi aggiungete l’impasto e fate cuocere per una decina di minuti: non deve asciugarsi ma rimanere un pochino crudo.

Stendete l’impasto in una pirofila unta compattandolo un po’, versate sopra le uova sbattute insieme a un goccio di latte e a un po’ di noce moscata, infornate a 180° per una mezz’oretta.

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