“Spaghetti tacos” in USA

Tanto per cominciare la notizia arriva da fonte autorevole, il New York Times.

Il piatto in sé è semplice, si tratta di un tacos, una tortilla messicana di mais ripiegata e ripiena di spaghetti al pomodoro.

Ma è la storia a essere curiosa. Pare che nel corso di una puntata del telefilm “iCarly”, una serie per teenagers molto seguita negli States (ma trasmessa anche in Italia nel 2009), tale Spencer, il fratello stravagante e simpatico del personaggio principale, si sia preparato questo piatto.

A questo punto, especially if you’re less than 5 feet tall and live with your mother, lo spaghetti tacos diventa uno dei piatti più richieste alle mamme, che impazziscono e impazzano sui blog alla ricerca e alla costruzione di questa ricetta.

Difficile capire quanto sia il reale seguito presso i giovani e le famiglie, quanto si possa diffondere e quanto possa durare nel tempo la moda. Ma da un lato dimostra la potenza persuasiva della televisione e dall’altro come i percorsi di meticciamento seguano a volte strade poco prevedibili.

Rimane il dubbio finale: sarà buono? Mah… Sembra veramente congegnato male, più o meno come un sandwich ripieno di spaghetti (mi pare che lo facciano in Giappone però), difficile che venga apprezzato in Italia. il tacos come ripieno ha solitamente ingredienti più sugosi e morbidi, decisamente più adatti a completare la tortilla.

Sembra più uno di quei papocchi che piacciono ai bambini, tipo la pizza con sopra le patatine fritte, che uniscono i cibi più amati in un unico piatto. E in effetti, al momento, il pubblico sembra proprio essere quello.

http://www.nytimes.com/2010/10/06/dining/06tacos.html?_r=3&hp

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“Il Sapore dell’Arte” a Milano, in Scighera, 13 ottobre 2010

È la prima presentazione “ufficiale” de Il Sapore dell’Arte. Sono contento che sia in Scighera, praticamente a casa, insieme a Francesca, co-autrice, e a Dino.

Cosa c’entra un libero di questo tipo, una guida gastronomica ai musei del Castello Sforzesco di Milano, con le “Ricette Scorrette”? In realtà, scorrendo queste ricette in uso dal XIV secolo a oggi, si può scoprire come spesso il meticciamento sia antico, come gli scambi siano alla base di molti dei piatti che ormai siamo abituati a pensare come tradizionali o addirittura identitari.

Un’immagine tratta dal libro: “Discrizione del paese di Chucagna dove chi manco lavora più guadagna, luogo dell’immaginario delle classi subalterne del Seicento, stremate dalla fame, dove il cibo è abbondante e spontaneo (Remondini di Bassano, seconda metà del XVIII secolo, incisione a bulino colorata a pennello, 410×558 mm – Civica Raccolta delle Stampe A. Bertarelli, Pop prof m 11c-5)

Nel corso della serata, guidata da Dino Taddei, cercheremo di restituire il senso di questo libro: guidati dalle immagini, Francesca Tasso illustrerà le opere d’arte antica e io le ricette ad esse collegate.

http://ricettescorrette.noblogs.org/post/2010/06/25/il-sapore-dell-arte-guida-gastronomica-ai-musei-del-castello-sforzesco-di-milano/

Mercoledì 13 ottobre, ore 21.30 – La Scighera, via Candiani 131, Milano

ingresso gratuito con tessera arci

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Scontro di (in)civiltà tra “Polenta” e “Coda alla vaccinara”

Se mi avessero proposto di pubblicare una ricetta (scorretta) di Polenta e coda alla vaccinara, mi sarei divertito. Niente di che, intendiamoci, una propostina di basso impegno, però burlona.

E invece l’ormai mediaticamente famoso pranzo di riconciliazione tra il Bossi e i romani, già un po’ artificioso di suo, è stato condito proprio con l’esibizione di un incontro culinario, quello tra Polenta appunto, cioè il nord, e la Coda alla vaccinara (ma anche la Pajata – le cronache non sono precisissime…), per la capitale.

Questo pranzo cialtrone, nella sua volontà di armonia artificiosa e forzata, non è stato un vero incontro ma una contrapposizione, dove il cibo era il simbolo di appartenenza e rappresentava il nemico con cui arrivare a patti. E che nessuno di loro aveva mai mangiato prima, avrebbero potuto giurare forse.

La Lega poi di simboli se intende, ha costruito l’immaginario di una Padania (inesistente) proprio su miti inventati e la scelta della polenta, di basso profilo culinario rispetto ad altre possibilità a voler essere pignoli, conferma la superficialità della sua cultura e riprende lucidamente proprio una delle bandiere più sciocche delle sue campagne politiche: “polenta sì, couscous no”.

Quanto a Roma, non si scherza su tutto l’armamentario della “romanità” piaciona e popolana, cucina compresa, con tanto di rivolta dei ristoratori: «Ma che cos’è ‘sto teatrino? Venite a tavola da noi, altro che polenta e sugo romano, la vera coda alla vaccinara ve la prepariamo noi».

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_ottobre_6/nuovo-coda-vaccinara-cuochi-romani-1703892059292.shtml

La scelta poi di farne un pranzo in piazza, teoricamente aperto al popolo, rappresenta una delle forme più arcaiche di esibizione del potere, dove i potenti magnano e il popolino ammira. Salvo poi vedere scene patetiche come la Polverini che imbocca Bossi con i rigatoni e Alemanno che mescola la polenta.

Chissà se nell’intimità del loro tinello, una volta dismessi gli abiti del potere, abbiano confessato al consorte o alla escort di turno che il cibo del nemico, poi, non era così male.

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Riprende “Ricette Scorrette” a JallaJalla su Radio Popolare

Si riprende anche quest’anno a JallaJalla su Radio Popolare la piccola rubrica di cucina scorretta: ogni quindici giorni, in alternanza con il Don Pasta, condotta dall’amico Paolo Maggioni.

Venerdì 8 ottobre alle 15.15 (ma poi sempre alle 15.00 credo), la presentazione della rubrica, che sarà differente rispetto a quella dell’anno scorso. L’intenzione è quella prendere in considerazione per ogni puntata un piatto tra quelli più comuni in Italia, quelli ritenuti tradizionali e identitari, e ricostruirne un po’ la storia: per vedere come la tradizione non sia immobile ma in movimento, come non di rado all’origine o nel suo percorso ci sia qualche apporto che al tempo doveva suonare straniero, inconsueto, meticcio; e che a volte piatti che riteniamo unici si ritrovano con poche differenze in altre parti del mondo…

Questo nella prima parte, nella seconda vorrei appunto raccontare uno di questi piatti da altre culture oppure una variazione “scorretta”, tanto per non perdere la mano. Se riesco con un’intervista.

La sigla forse cambia e forse no.

http://mir.it/servizi/radiopopolare/blogs/jalla/

ULTIMORA

Oggi è alle 15.00 e non più alle 15.15 (cambiamenti all’ultimo).

La siglia cambia: hanno accettato la mia proposta di “Banana boat” del Quartetto Cetra!

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Insalata di melanzane e tonno

Quando mi hanno detto che non trovavano la ricetta dell’Insalata di melanzane sul libro, quasi ci rimanevo male: era solo un inciso nel racconto (“Ana e Madalina”), non una vera ricetta scorretta. Come spesso capita, sbagliavo…

Per la presentazione a Uggiate Trevano nel Comasco, sabato 2 ottobre, avrebbero preparato un po’ di piatti tratti dal libro e dal blog, e avrebbero voluto inserire inserire anche questo.

La serata è stata piacevole, la presentazione partecipata e divertente, almeno per me (grazie Ermanno e Marilina) e il buffet assai ricco. Tra i vari assaggi anche l’Insalata di melanzane, ma in una variante “scorretta” della rumena della Salata de vinete, inventata da Marilina per l’occasione.

Nella ricetta canonica le melanzane cuociono intere al forno, poi si svuotano per utilizzare la polpa.

Ecco la variante:

La ricetta è identica all’insalata di melanzane classica, sia negli ingredienti che nell’esecuzione, l’unica variante è che le melanzane vengono frullate con il tonno (80 g di tonno per ogni grossa melanzana).

A questo punto si aggiungono le cipolle sminuzzate e la maionese, oppure solo la maionese se si desidera una salsina più delicata.

È anche molto fresca e gustosa con l’aggiunta di aglio al posto delle cipolle. In tal caso si mettono nel mixer le melanzane, il tonno, l’aglio, alcune foglie di basilico, l’olio e il sale. Si frulla il tutto e si rende cremosa la salsa con l’aggiunta di un cucchiaio di maionese.

Marilina

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“Lenticchie libere” e “Maiale senza mafia” al Marina Caffè Noir 2010

Anche quest’anno sono stato invitato a Marina Cafè Noir, magnifico festival di letterature applicate giunto ormai alla sua ottava edizione, organizzato da Chourmo, associazione culturale di Cagliari.

http://www.marinacafenoir.it/sito/2010/index.htm

È sempre un’esperienza bella e forte, quest’anno forse più intensa, almeno per me. Non è stato facile tornare a Milano, riallinearmi alle cose da fare, al lavoro…

A Cagliari sono state giornate fitte di spettacoli e di incontri, di chiacchiere soprattutto a tavola con gli organizzatori e gli ospiti. E la vera magia di queste giornate risiede come sempre proprio anche nella capacità da parte di Chourmo di creare questo clima familiare di conoscenza e di scambio tra tutti i presenti.

Quest’anno ho collaborato presentando il volume di Peppe Ruggero, L’ultima cena, edizioni VerdeNero, un’inchiesta che illustra come la camorra abbia messo le mani sul mercato alimentare, con tutti i problemi che ne derivano, sia sul piano legale che su quello della salute. Interessante, ben fatto. Con Peppe durante la presentazione, oltre a illustrare il libro, vi è stato modo anche di affrontare il tema dell’alimentazione etica e di come una persona normale possa agire per contrastare l’attività malavitosa. Le soluzioni sono semplici e stanno nell’attenzione al proprio acquisto, nella valorizzazione delle risorse che si possono controllare: nella parte finale del libro si sottolinea il ruolo dell’associazione Libera, che coltiva le terre sottratte alla malavita, e si pubblicano una serie di ricette ispirate ai prodotti che provengono da queste terre.

Nella stessa piazza dove si presentava il libro, una squadra di ragazze e ragazzi ha lavorato per preparare una cena, offerta al pubblico, ispirata a questo tema. Succede quasi ogni anno e questa non ho fatto nulla ma gli altri avevo anch’io affettato cipolle (ricordo con particolare entusiasmo quella del 2007, legata alla cucina della filibusta).

Sono ricette ibride, che partono da un testo e vengo “sardizzate” da Franz, Francesco Scanu, grande cuoco e grande amico. A lui la parola.


Vuoi davvero le dosi???? Perché io ne ho fatto 30 kg!! per farle assaggiare a circa 500 persone…

LENTICCHIE LIBERE
30 kg di lenticchie di Libera; 15 kg di polpa di pomodoro a pezzetti; 6 Cavolo Verza; Aglio, cipolla, prezzemolo, peperoncino, rosmarino e alloro.

Mettete in ammollo le lenticchie dalla sera prima. L’indomani sciacquatele e mettetele da parte. Preparate un abbondante trito di aglio e cipolla e mettetelo a soffriggere in abbondante olio. Quando la cipolla è ben rosolata aggiungente il peperoncino spezzettato, fate insaporire qualche minuto e poi aggiungete la verza precedentemente tagliata sottile. Fate soffriggere a fuoco alto, e quando il tutto è ben appassito, aggiungete il prezzemolo, girate per un minuto, e poi versate le lenticchie dentro la pentola. Fatele insaporire a fuoco alto per circa 5 minuti, salate, e poi aggiungete la polpa di pomodoro. Fate cuocere il tutto sino a che il pomodoro non si restringe, se necessario aggiungete un po’ d’acqua. A cottura quasi ultimata aggiungete l’alloro a foglie e il rosmarino in rametti, correggete di sale e spegnete il fuoco. Lasciate riposare e servite il tutto su un piatto con sopra un foglio di pane carasau.

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(per i non vegetariani, consiglio di aggiungere nel soffritto iniziale alcune cotiche di maiale e della salsiccia sarda a tocchetti [in mancanza di questa va bene della pancetta affumicata])

MAIALE SENZA MAFIA
(dosi: mezzo quintale di cane di maiale, per circa 500 persone…)
35 kg di pancetta o
mustela di maiale (30 senza cotenna, 5 con la cotenna [la pelle dura del maiale]); 15 kg di capocollo di maiale; aglio, cipolla e peperoncino; salvia, rosmarino, timo, bacche di ginepro, funghi secchi; concentrato di pomodoro (il tanto necessario per colorare bene la carne); cannonau di Sardegna (o in mancanza un altro vino rosso robusto, almeno 13,5ª).
Tritate aglio e cipolla abbondanti, e coprite il fondo della vostra pentola con quelli e con dell’olio extravergine d’oliva. Metteteli a soffriggere, e quando la cipolla e appassita, aggiungete nell’ordine: il peperoncino, la salvia, il rosmarino, il timo, le bacche di ginepro e in ultimo i funghi secchi. Rigirate il tutto e fate insaporire per bene il vostro soffritto. A quel punto aggiungete il concentrato di pomodoro, avendo cura di scioglierlo per bene. Lasciate il tutto ancora qualche minuto, e poi gettate la carne tagliata a tocchetti nella pentola, e fatela rosolare a fuoco alto rigirandola di continuo. Quando la carne sarà tutta ben rosolata, innaffiatela con abbondante
cannonau, fatene svanire un po’, e poi abbassate la fiamma e lasciate cuocere per almeno un oretta. Aggiustate di sale, e se necessario irrorate il tutto con un altro po’ di vino per non far asciugare troppo. Spegnete il fuoco, fate riposare coperto, e servite caldo anche questo su un piatto con nel fondo un foglio di pane carasau.
Abbinateci un Nepente di Oliena, e
bon’appetito.
Franz

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Ricette scorrette a Uggiate Trevano 2 ottobre 2010

sabato 2 ottobre 2010, Uggiate Trevano CO

h 20.45, presso la Scuola secondaria di primo grado “G.B. Grassi”

Incontro con Andrea Perin, autore del volume Ricette scorrette. Racconti e piatti di cucina meticcia

Nell’ambito della terza edizione del Festival Frontiere Letterarie, organizzato e sostenuto dal Comune di Malnate e dal Comune di Binago si vede quest’anno la ri-conferma della collaborazione con il Comune di Varese e l’ingresso nel festival dei comuni di Castiglione Olona, Stabio (Svizzera), Solbiate Comasco e Uggiate Trevano. Questa edizione ha come tema conduttore “Il Gusto della vita”

Seguirà degustazione di alcune ricette scorrette, dal libro e dal blog

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ricetta italo-belga: pesche al tonno

Ecco l’ultima ricetta italo-belga di Caroline, ultima spero solo per ora, di certo la più ardita. Quando me l’ha raccontata c’era qualche suo amico che era poco convinto, ma altri sostenevano che fossero molto buone.

Ammetto che non l’ho ancora provata, ma di sicuro alla prima occasione le faccio. Se qualcuno la prova prima e mi fa sapere sono curioso.

A volte mi diverto a preparare le pesche al tonno, per vedere la reazione dei miei amici italiani, sempre un po’ spaventati dalle novità in cucina!
E’ facilissimo. Ci vogliono una scatola di pesche sciroppate, una scatola di tonno al naturale, maionese.

Si fa una cremina con il tonno e la maionese (a volte aggiungo un po’ di senape o di tabasco, o salsa rosa) e con quella si riempono le pesce dopo averle scolate.  Si servono come antipasto.

In Belgio siamo abituati al sapore agrodolce e a mescolare pesce o carne con la frutta, ma gli ospiti italiani fanno sempre faccie assurde quando le vedono, le pesche al tonno.

Poi le assaggiano per farmi piacere e…..ne chiedono ancora!

Caroline

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libri: Laila Wadia (a cura di), “Mondopentola”

Lo cercavo due anni e mezzo fa mentre stavo scrivendo Ricette Scorrette, ma era esaurito. E sono troppo feticista per andare in biblioteca, i libri li voglio avere, e perciò ne feci a meno.

Settimana scorsa ero a Trieste a presentare il libro (grazie Barbara Urizzi per la bella serata) ed è stata l’occasione per conoscere Laila Wadia ma anche per acquistare finalmente questo libro, da poco ristampato. E mannaggia al mio feticismo, peccato non averlo letto allora perché Mondopentola non solo è un bel libro ma è anche l’altra faccia di Ricette Scorrette, si potrebbe dire che è un lavoro complementare.

Si tratta di una raccolta di 13 racconti di scrittori migranti curati da Laila e che ruotano intorno al tema del cibo, al suo significato e al ruolo che svolge per uno straniero in Italia. Letteratura insomma e non libro di cucina, ma ogni autore si serve di un piatto intorno a cui costruire la propria storia: cucina per affermare la propria identità, per ricordare la propria provenienza, per condividere con gli amici.

Ma anche piatti per conquistare, come quello piccantissimo che deve mangiare il “fidanzato bianco” per essere accettato da nonna Berechtì, Etiope (Gabriella Ghermandi, Pranzo Pasquale); oppure per amore verso il marito (Laila Wadia, Il segreto della calandraca).

Addirittura una ricetta “scorretta” come la “lasagna alle fragole”, che la famiglia siriana prepara per uomo tornato a casa dopo tanti anni, una mediazione e reinterpretazione dei sapori (Yousef Wakkas, Kebab di ciliege e lasagna alle fragole).

“Ma a me piace pensare che questo mondopentola, piatto ibrido, non funga solo da balsamo antinostalgia, ma contenga i germogli della voglia di creare un nuovo mondo in cui si possano mediare ieri e oggi per dare vita al domani. In questa raccolta Il segreto della calandraca è il mio omaggio al negozio Gerbini di Trieste e al suo proprietario che, regalandomi gli odori della mia infanzia, mi hanno fatto sentire meno sola per tanti anni” (Laila Wadia, intervista in http://www.spaziopensiero.org/spip.php?article77).

Laila Wadia (a cura di), Mondopentola, Cosmo Iannone Editore, Isernia 2007

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penne incazzate italo-belghe

Di ritorno dalle ferie, ancora con la testa nei Balcani, ecco una seconda ricetta dovuta alle abilità culinaria di Caroline. In effetti, sebbene in Sicilia credo si usino spesso questi ingredienti (ma insieme ad altri ancora: melanzane, sarde, etc.), non credo esista nella tradizione una pasta simile. E neanche in quella belga…

Un altro piatto che faccio spesso, non so se sia veramente meticcio perché mi sono ispirata alla cucina sicilliana ma ai Genovesi sembra strano, sono le penne all’arrabbiata con uvetta e menta fresca.

Si fa un sugo di pomodoro con aglio e molto peperoncino (un mio amico le chiama “pene incazzate”), si aggiunge uvetta e, a fine cottura, menta fresca….

Cambia un po delle solite penne al pomodoro! E io adoro l’uvetta e la menta!

Caroline

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