Scontro di (in)civiltà tra “Polenta” e “Coda alla vaccinara”

Se mi avessero proposto di pubblicare una ricetta (scorretta) di Polenta e coda alla vaccinara, mi sarei divertito. Niente di che, intendiamoci, una propostina di basso impegno, però burlona.

E invece l’ormai mediaticamente famoso pranzo di riconciliazione tra il Bossi e i romani, già un po’ artificioso di suo, è stato condito proprio con l’esibizione di un incontro culinario, quello tra Polenta appunto, cioè il nord, e la Coda alla vaccinara (ma anche la Pajata – le cronache non sono precisissime…), per la capitale.

Questo pranzo cialtrone, nella sua volontà di armonia artificiosa e forzata, non è stato un vero incontro ma una contrapposizione, dove il cibo era il simbolo di appartenenza e rappresentava il nemico con cui arrivare a patti. E che nessuno di loro aveva mai mangiato prima, avrebbero potuto giurare forse.

La Lega poi di simboli se intende, ha costruito l’immaginario di una Padania (inesistente) proprio su miti inventati e la scelta della polenta, di basso profilo culinario rispetto ad altre possibilità a voler essere pignoli, conferma la superficialità della sua cultura e riprende lucidamente proprio una delle bandiere più sciocche delle sue campagne politiche: “polenta sì, couscous no”.

Quanto a Roma, non si scherza su tutto l’armamentario della “romanità” piaciona e popolana, cucina compresa, con tanto di rivolta dei ristoratori: «Ma che cos’è ‘sto teatrino? Venite a tavola da noi, altro che polenta e sugo romano, la vera coda alla vaccinara ve la prepariamo noi».

http://roma.corriere.it/roma/notizie/cronaca/10_ottobre_6/nuovo-coda-vaccinara-cuochi-romani-1703892059292.shtml

La scelta poi di farne un pranzo in piazza, teoricamente aperto al popolo, rappresenta una delle forme più arcaiche di esibizione del potere, dove i potenti magnano e il popolino ammira. Salvo poi vedere scene patetiche come la Polverini che imbocca Bossi con i rigatoni e Alemanno che mescola la polenta.

Chissà se nell’intimità del loro tinello, una volta dismessi gli abiti del potere, abbiano confessato al consorte o alla escort di turno che il cibo del nemico, poi, non era così male.

Informazioni su Andrea Perin

Architetto museografo, cultore della cucina per passione
Questa voce è stata pubblicata in segnalazioni e recensioni. Contrassegna il permalink.