Non c’è più lo “zighinì” di una volta

I ristornati tipici, si sa, spesso aggiustano al gusto italiano i piatti tradizionali (magari riservando ai connazionali versioni più aderenti alla tradizione): meno piccanti, meno pesanti, con ingredienti più vicini alle nostre abitudine o più facili da trovare sul mercato italiano. Un adattamento normale, un consueto passo di meticciamento dei sapori.

I ristoranti eritrei a Milano sono stati probabilmente una delle prime aperture in città verso il grande continente: cominciarono ad aprire verso gli anni Ottanta (o almeno io li conosco da quel periodo), sancendo la peculiarità della comunità eritrea milanese verso la ristorazione (quasi assente nelle altre grandi città).

Lo zighinì era per noi una scoperta nuovissima: uno stufato di carne piccante da far piangere (grazie al berberè, miscela di spezie del Corno d’Africa), da mangiare con le mani da un piatto comune, usando come “cucchiaio” il pane morbido e acido (injera) su cui è appoggiato.

Con il tempo anche il tipico piatto ha cominciato a modificarsi, proponendo spesso un “tris” di carne (pollo, manzo, agnello), cui si è aggiunto con il tempo qualche foglia di insalata e qualche fetta di pomodoro crudo (per rinfrescare il palato credo).

L’altra sera in un locale milanese, dall’arredo ammiccante “in stile” (qualsiasi cosa voglia dire), nel piatto è comparsa anche la carne di manzo grigliata, una bistecchina a fettine, la stessa di un qualsiasi pic-nic italico.

Non c’è più lo zighinì di una volta….

Informazioni su Andrea Perin

Architetto museografo, cultore della cucina per passione
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