La manifestazione Golosaria che si
tiene a Milano il 7-8-9 di quest’anno pone come tema portante “La
cucina dell’integrazione”.
Cosa vuol dire? Piatti cucine straniere
realizzate con alimenti 100% italiani. Ad esempio il sushi realizzato
con tonno di Corsa di Carloforte o il cous cous cucinato con farina di
semola dell’Emilia Romagna oppure il kebab preparato con carni
piemontesi.
Scherziamo? Tutto qui? Ogni massaia che
si rispetti utilizza per cucinare quello che trova: alla faccia della
globalizzazione il più delle volte, specialmente chi ha meno
soldi, non compra prodotti d’importazione ma quelli a portata di mano
(che a volta, ma non sempre, costano meno).
Sarebbe questa l’integrazione? Far
utilizzare solo prodotti italiani per sdoganare i sapori altrui?
Basta che lo straniero compri “italiano” per essere più
integrato?
Mah…
PS Però forse sono sinceri in
realtà: il termine “integrazione” non vuol dire incontro o
scambio, arricchimento, bensì inglobamento e omologazione.
Sicché…