La contaminazione (nascosta) con il burro chiarificato

La pubblicità non è certo uno specchio fedele della società, ma spesso offre la possibilità di interessanti e divertenti considerazioni.

Il burro chiarificato si ottiene eliminando caseina e acqua: non è meno grasso ma molto migliore per le fritture perché si abbassa il punto di fumo. È un ingrediente estraneo alla tradizione italiana, tipico della cucina indiana (il ghee) e frequente anche in quella africana: non è difficile farlo in casa, come mi aveva raccontato Micol per un’intervista a JallaJalla, ma è ovviamente più facile acquistare il prodotto industriale – solitamente indiano o anglosassone – ma da ora appunto anche italiano.

Non so se per questa nota marca il burro chiarificato sia stato anche un tentativo di intercettare un pubblico straniero, ma di sicuro questa pubblicità è rivolta unicamente a potenziali acquirenti italiani. E siccome si tratta di un prodotto sostanzialmente nuovo (nessuna menzione al ghee, ovviamente), come in una dimostrazione “per assurdo” lo propone nelle ricette più tradizionali, quelle dove la conservazione è più forte: per il soffritto del risotto ai funghi (“ricco di sapori”), per la pastiera napoletana (“canto di una sirena”), per l’arrosto (“profumo d’immenso”). E probabilmente altre pubblicità che mi sono perso…

Insomma, una contaminazione culturale che non viene dichiarata facendo prevalere il messaggio che un burro più leggero può migliorare la tradizione (“Non a caso i grandi chef usano il burro chiarificato”…). Difficile dire se sta funzionando, se sta entrando nell’uso quotidiano, se riesce a far uscire il burro (quello burro-burro) dall’immaginario ghetto di cibo grasso da evitare. Sarebbe già una grande cosa con tutto questo salutismo ossessivo…

Nello specifico può darsi che sia meglio in alcune preparazioni: Micol sosteneva che nelle cotolette alla milanese funzionasse meglio del burro tradizionale (e dell’olio ovviamente), ma non sono sicuro che nel soffritto dia veramente un valore aggiunto. Quando l’ho usato in cucina facevo fatica a considerarlo come un parente del burro, troppo forte il profumo e troppo differente da quello tradizionale (così “grasso” quello originale, burroso appunto). Di sicuro mai e poi mai mi è servito per mantecare un risotto…

 

Informazioni su Andrea Perin

Architetto museografo, cultore della cucina per passione
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