Credo sia oggettivamente improponibile parlare di cuscus come di un nuovo ingrediente dell’alimentazione in Italia. A parte qualche manipolo residuale di leghisti, fermi all’ormai obsoleto slogan “cuscus no, polenta sì”, sono pochi quelli che non l’hanno mai mangiato, sempre di più sono quelli che lo comprano nelle confezioni precotte: lo si trova anche nei supermercati senza fare fatica, addirittura è prodotto anche da Barilla (si vede che ormai “fa casa” anche il cuscus!).
In omaggio alla tradizione magrebina – ma anche a una certa semplificazione del pensiero – il cus cus conosciuto e mangiato in Italia è soprattutto quello di semola (ne esiste una versione integrale – qualsiasi cosa voglia dire – commercializzata da Altromercato, veramente buono), ma queste poche righe sono scritte per raccomandare le versioni di orzo o miglio, presenti soprattutto nell’Africa sub-sahariana.
Io l’ho sempre trovato nelle classiche confezioni precotto, ed esistono anche altre versioni con sorgo, riso o mais ma non le ho mai trovate.
In ogni caso il sapore di questi cuscus è diverso, più saporito senza essere invasivo, forse anche con la grana un po’ più grossa, ormai usiamo solo questo Non credo siano una versione economica di quello di semola, bensì varianti regionali, anche se ho fatto fatica a trovare notizie: di sicuro quello di miglio è molto usato in Senegal, su quello d’orzo al momento non ho trovato informazioni. Per ora lo trovo solo negli empori gestiti dai cinesei e il prezzo, almeno in Italia, non sembra avere grandi differenze, ma credo sia possibile trovarlo anche nelle macellerie islamiche.
Beh, se mi passate la battuta, adesso siamo chiaramente (ex-leghisti compresi), a “cous-cous sì, Lega no”; speriamo che la polenta non ne abbia a soffrire, a me adesso piace persino di più 🙂