Non c’è niente di meglio per conoscere la cucina di un paese che leggere i ricettari più comuni, quelli da quattro soldi, che non hanno velleità culturali o di raffinatezza: le ricette proposte sono spesso quello che si mangiano tutti i giorni, in famiglia, senza pretese, non quelle della festa o quelle di tradizioni a volte un po’ tralasciate.
Cosa di meglio se non il ricettario della nuova pentola a pressione ricevuta in regalo per Natale? Lo strumento in questione lo uso abbastanza spesso, ma non per cucinare veramente: solitamente per fare il brodo, cuocere i legumi, insomma per rendermi più facile la vita. Per pura tignoseria mia non farei mai il risotto in pentola a pressione, neppure un brasato o – mai sia! – la polenta. Ma sono menate mie, sono anzi affascinato da chi invece si applica (consiglio questo blog, notevole veramente, qualche cosa anzi proverò prima o poi).
Per farla breve il ricettario allegato alla pentola a pressione propone ricette in lingua inglese (UK e North America), spagnola, francese, italiano e olandese. L’aspetto curioso è che non si tratta di un testo unico tradotto nella varie lingue, ma di ricettari nazionali ognuno con i propri piatti.
Per la Francia e la Spagna le ricette sono sostanzialmente quelle tipiche, ma ci scappa fuori un Arroz a la italiana con tanto di pomodoro e origano, ma ad esempio anche Esparragos a la inglesa che non trova corrispettivo nel capitolo anglosassone.
Un disastro per la lingua inglese, soprattutto l’UK: buona parte dei piatti sono “stranieri” tra cui Risotto, Minestrone e Chicken Marengo. Nulla di italiano per il North America, dove abbondano le pietanze di questa origine.
E la cucina nazionale? Secondo la pentola a pressione si mangia prevalentemente settentrionale: Polenta, Risotti, Sugo alla bolognese (per tagliatelle), Arrosti, Ossibuchi alla milanese. E poi, per scombinare questo sguardo culinario sciovinista, ecco un bel Gulash all’ungherese.