Erano tanti anni che non andavo alla Trattoria dell’Alba di Piadena, in provincia di Cremona.
L’altra sera siamo stati a cena: il locale non sembra mutato, giusto erano aumentate le targhe di Slow Food, anche il menù è lo stesso, di gran qualità e attento al territorio. Anzi, rivendica con orgoglio l’origine strettamente locale delle ricette e soprattutto degli ingredienti, tradizioni rivendicate con orgoglio e che mutano già a pochi chilometri di distanza. Anche quando viene usata la carne di chianina, razza autoctona dell’Italia centrale, l’oste specifica che l’allevamento è collocato a pochi chilometri di distanza: adozione dell’origine. Fantastico.
Piatti buonissimi e ottime mostarde fatte da loro, quella di mandarini di una piccantezza che non ho mai provato: sale nel naso con pizzico quasi doloroso.
Ma a colpire è la mostarda di zenzero, realizzata per la prima volta come esperimento. Un piatto tipicamente locale con un ingrediente assolutamente straniero.
Non ho chiesto la ricetta, forse non me l’avrebbe detta e comunque non importa. Ci ha detto che la preparazione varia da frutto a frutto, per la mostarda di mandarini ci vogliono cinque giorni di lavoro e per quella di zenzero due, la quantità di essenza di senape (quella che conserva il frutto) è decisamente minore nella seconda. Perciò mentre con il mandarino senti il piccante nel naso dopo qualche secondo, nella mostarda di zenzero arriva subito sulla lingua. Buona ma non buonissima, ma forse è solo perché va affinata la ricetta.
Piccola crepa nell’impianto tradizionale della trattoria? Semplice evoluzione, direi: la tradizione è adozione, non origine.
E se qualcuno in futuro passerà dalla Trattoria dell’Alba mi faccia sapere come va la mostarda di zenzero…
Da oggi vacanza: si riprende a settembre!
ciao. L’avevo letto qualche anno fa, e dopo queste tue righe l’ho ripreso in mano. Prima mi era piaciuto ma lo avevo trovato con uno stile un po’ troppo da “pezzo di colore”; rivisto con più calma, anche se continua a non piacermi come scrive – ma forse sono troppo serio io – lo ritrovo pieno di spunti. Un abbraccio
Buongiorn Andrea, e buone vacanze!
Potrebbe essere un’imperdonabile distrazione da parte mia, ma, se non lo hai visto, letto o recensito, mi permetto di suggerirti di dare un’occhiata al libro di Stewart Lee Allen “Nel giardino del diavolo – Storia lussuriosa di cibi proibiti”. (Universale Economica Feltrinelli ISBN 978-88-07-81983 – 4) Lo sto leggendo e trovando incredibilmente divertente.
Saluti e anarchia
Marco