Il nome open sauce è carino, l’ha trovato Cinzia.
Il piatto invece, raccontato così, sembra un incubo. Eppure dal racconto di Silvio e di sua moglie Carina, che l’hanno provato e poi cucinato, sembra essere una piacevole e sorprendente scoperta culinaria.
L’hanno assaggiato in Ecuador, patria di Carina, dove lo preparano prima del pasto, per chiacchierare e bere un po’ di birra prima di cominciare a mangiare veramente. Si mettono in padella dei piccoli wurstel di maiale, con ketchup e mezzo bicchiere di coca-cola. Qualche minuto e via.
“Mi è piaciuto di brutto, devo dire”. Silvio non è di mezze misure e ammetto che, se non fosse per la fama di ottimo cuoco e buongustaio che lo accompagna, non ci avrei creduto.
Ho mandato l’intervista a JallaJalla oggi, insieme a Paolo Maggioni, e già qualche amico mi ha telefonato per dichiarare la sua disponibilità a provare. Ora tocca veramente cucinarli, e in realtà sono un po’ curioso.
Perché open sauce? Ma perché tutto sommato sono ancora un po’ diffidente, chissà mai che non si possa modificare qualcosa… Anche se Silvio ha bocciato la mia proposta politicamente corretta con spuma e concentrato di pomodoro coop…