Me lo ero ripromesso, niente più ricette con la curcuma sul blog: ormai lo metto con troppa frequenza quando cucino, dovrei scriverne troppe e non avrebbe senso: ragù con la curcuma, uova fritte con la curcuma, patate al forno, etc.
Però devo dire che catalogna e curcuma stanno proprio bene assieme. Sarà per il sapore amaro della verdura oppure per l’aglio e l’acciuga nel soffritto, ma l’unione a mio gusto funziona. Ovviamente con un po’ di peperoncino, a sentimento.
Il procedimento è facile, decisamente diverso dalle tristissima lessatura in un uso qua a Milano, quando io ero bambino, che mi rendeva questa verdura così odiosa.
Una volta tagliata a strisce, la metto direttamente in pentola dopo aver scaldato l’olio, avendo cura di cominciare prima con le parti dure con il gambo, più lunghe a cuocere, aggiungendo le foglie solo quando le prime sono giù un po’ appassite. Una piccola complicazione che viene ripagata da una cottura più uniforme. Poi si mette il sale e si lascia cuocere.
Qualche sera fa, avevamo due amici a cena, e abbiamo accompagnato catalogna e curcuma con Fève fresé en potage, un piatto di origine medievale francecse realizzato con fave secche, cipolla e mele (O. Redon, F. Sabban, S. Serventi, A tavola nel Medioevo, Laterza, Roma-Bari 1994, p. 98). Una sorta di omaggio alla Favetta, anche se la mela riporta a sapori decisamente meno pugliesi.
Niente di complicato: la sera prima si mettono a bagno 500 g di fave secche, poi si coprono di acqua fredda e li lasciano cuocere finché non si sbriciolano e si forma un purè, sale alla fine.
A parte si cuociono 4 cipolle a rondelle nell’olio a fuoco lento, a metà cottura si aggiungono 500 g di mele sbucciate e affettate, un po’ di salvia, lasciando andare finché il tutto non si spappola, con un pizzico di sale. Si serve sopra al purè di fave, insieme alla catalogna.