Un
altro piccolo colpo all’identità padana?
Ma
no, davvero. È solo una questione di gusti. Anzi,
probabilmente questa polenta è più rispettosa della
tradizione che non la triste fettina di accompagnamento alla carne
che ti scodellano in qualche trattoria o sagra turistica.
Per
secoli la puls, una minestra densa di cereali (miglio, orzo,
…) insieme ad altri ingredienti (formaggi, burro, verdure) è
stata l’alimento base dei contadini. Fu solo nel Settecento con
l’imposizione del mais ai contadini da parte dei proprietari terrieri
(costava meno di altre granaglie), e con il progressivo impoverimento
dei lavoratori, che la polenta diventò la fetta gialla a cui
siamo abituati. E che, spesso l’unico alimento, portò
generazioni di contadini a morire di pellagra.
Polenta
e brasato, insomma, è in qualche maniera un’invenzione
dell’opulenza moderna, non una vera tradizione popolare.
Ecco
il testo che mi hanno spedito.
Mi
sembra strano che uno, dopo aver conosciuto ingredienti nuovi, non li
abbini a piatti più noti. È quello che succede a me:
più che nuove ricette, mi attraggono nuovi ingredienti. Poi,
una volta che li ho ‘capiti’, li mescolo idiosincraticamente.
Ho
scoperto lo zenzero in Australia una ventina di anni fa, e lo uso
spesso: con il risotto di zucca, mettendone due o tre fettine un un
padellino con l’acqua e facendone una tisana da bere calda, oppure
scaldato nell’olio con l’aglio e il prezzemolo e versato sulle patate
lesse, nel minestrone (dipende dalla verdure usate), ecc. In inglese
quando si vuole ravvivare qualcosa si dice to
ginger it up. Forse ho preso l’idea da questa espressione.
Non
mangiamo mai pane in casa, e ci piace la polenta. Così un
giorno per ravvivarla ci ho aggiunto un po’ di polvere di zenzero. La
cosa ha avuto successo, e da allora persevero quando posso con quello
fresco.
La
ricetta è semplice. Si fa la polenta normalmente, aggiungendo
insieme con il sale quanto basta/piace di polvere di zenzero. A volte
aggiungo anche la salvia, oppure il prezzemolo, ma quello che ci dà
il buono è lo zenzero.
Comunque io preferisco la farina
grezza, e ci metto lo zenzero fresco. Inoltre non la faccio
‘normalmente’, ma metto la farina in acqua fredda con sale e zenzero
in una pentola antiaderente pesante al titanio, e poi la mescolo
quando mi capita (due o tre volte) e la lascio cuocere da una a due
ore… certo non un modo ortodosso. È buonissima
anche il giorno dopo abbrustolita.