Zaira è un facilitatrice linguistica e insegnante di italiano presso il centro interculturale la Mongolfiera di Pavia, nato da un progetto della Coop. Soc. Progetto Con-Tatto in collaborazione con il Comune di Pavia e con il sostegno della Fondazione Banca del Monte di Lombardia. Quest’anno hanno realizzato Un mondo di ricette, un calendario 2012 con le proposte degli studenti della scuola di italiano.
Pubblicazioni con la raccolta delle ricette di migranti sono ormai abbastanza frequenti, ma questa oltre, alla versione inconsueta del calendario, beneficia di una lucida (ed entusiasta) presentazione, che lega l’argomento della cucina all’apprendimento linguistico e, soprattutto, evidenzia come il cibo sia un tema in grado di avvicinare culture differenti.
L’idea di scrivere un calendario multilingue di ricette dal mondo è nata due anni fa durante uno dei corsi d’italiano per adulti che teniamo al centro interculturale la Mongolfiera. Con la collega Sandra Ramundo e gli entusiasti volontari che ci accompagnano nel nostro lavoro abbiamo spesso approfittato del tema della cucina. Questo argomento ci permette infatti di entrare nella cultura di un popolo da una prospettiva privilegiata e di osservare la sua identità sempre oscillante tra tradizione e innovazione.
Si tratta quindi di sfogliare alcune pagine della sua storia, di conoscere le sue risorse naturali e quelle del suo ambiente, di scoprire i suoi diversi modi di produrre e manipolare il cibo con pratiche e utensili diversi, di vedere le sue contaminazioni con altre popolazioni e altre cucine, contaminazioni dovute non solo agli scambi economico-commerciali, o alla globalizzazione come si direbbe oggi, ma dovute soprattutto alla innata curiosità dell’homo sapiens. Così parlare di cucina è sempre un’occasione per parlare della cultura italiana e della cultura dei diversi partecipanti al corso provenienti dalle più disparate parti del mondo.
Durante alcune lezioni abbiamo presentato agli studenti delle ricette italiane come testo input dal quale partire per fare esercizi di lingua, ampliamento lessicale, riflessione sulla lingua. Abbiamo poi seguito gli studenti nella stesura di altre ricette, italiane e non, e ne abbiamo raccolto alcune nella lingua madre degli studenti. Ogni ricetta presentata o realizzata in classe è stata così l’occasione per animate conversazioni che hanno sempre visto gli studenti stranieri impegnarsi al massimo per sostenere le proprie tradizioni e opinioni sul cibo, producendo in questo modo le condizioni migliori per realizzare efficaci scambi linguistici.
Abbiamo deciso di dedicare diverse ore del corso a parlare di cucina e di cibo perché parlare della preparazione e degli usi di un argomento così universale e caro a tutti come quello del cibo ci mette in un certo senso tutti sullo stesso piano. Molto spesso, soprattutto nei primi tempi quando ancora la classe non si conosce e non si relaziona con scioltezza, gli studenti stranieri manifestano una certa ansia dovuta non solo alla scarsa conoscenza della lingua italiana, ma dovuta anche a un senso di inferiorità che certi possono provare di fronte a persone meglio scolarizzate e più acculturate di loro.
Gli adulti, più che i bambini, hanno paura di perdere la faccia davanti ai loro pari e all’insegnante facendo errori nella nuova lingua e sono anche più consapevoli della fatica che spesso si fa ad imparare a quest’età. Vedono accanto a sé chi va più veloce, chi è più bravo, e purtroppo questa pacifica diversità nel percorso di apprendimento può sviluppare un senso di inferiorità. In realtà le diverse intelligenze possedute possono portare uno studente con una scarsa scolarizzazione a risolvere meglio un compito rispetto ad un compagno più istruito ma che è solito impiegare processi cognitivi diversi.
I corsi di alfabetizzazione per adulti si caratterizzano proprio per l’eterogeneità dei partecipanti, i quali provengono da realtà anche molto differenti tra loro sotto diversi punti di vista: sociale, linguistico e culturale. Così possiamo trovare la giovane marocchina con un diploma che vorrebbe
iscriversi all’università seduta vicino all’aspirante manovale tuttofare di origini peruviane completamente analfabeta nella sua lingua madre.
Ci troviamo quindi di fronte sia a persone per le quali emigrare ha significato avere una possibilità di promozione sociale, magari grazie ad un percorso di studi o a un po’ di fortuna, che a persone per le quali emigrare ha significato guadagnare di più ma scendere di diversi gradini la scala sociale, persone che in patria svolgevano lavori da impiegati o che erano piccoli imprenditori, appartenenti alla classe media, che ora sono lavapiatti, baby-sitter, muratori.
Quale che sia la sua condizione di partenza, quando un migrante arriva nel paese di approdo il suo ruolo nella nuova società è tutto da ridefinire. La sua competenza linguistica nella nuova lingua non è certo pari a quella nella lingua madre e la sua cultura deve spesso farsi largo tra tanti pregiudizi, tanto che in certi casi deve essere addirittura momentaneamente accantonata. E allora come valorizzare le identità dei migranti? Come valorizzare le loro conoscenze indipendentemente dalla lingua, come renderli partecipi, costruttori, protagonisti anche qui, nella nuova società nella quale sono approdati?
Parlando di cibo. Chiunque di noi quando parla di una ricetta può farsi portavoce di un intero popolo; diventa un cultore della materia e tutti lo ascoltano interessati, sommergendolo poi di domande. Ognuno ha mille cose da dire, inizia il confronto: chi conosce una variante del piatto, chi non potrebbe mai mangiare un budino di maiale, chi non ha mai sentito nominare metà degli ingredienti necessari.
La classe improvvisamente si è animata, si fa lingua e nessuno ha paura di perdere la faccia perché sa bene di cosa sta parlando. Si parla così finalmente della propria cultura con slancio, la si valorizza, tutto si mescola proprio come gli ingredienti di questo calendario.
Sono stata a casa di molti studenti o amici che a vario titolo sono passati dalla Mongolfiera e abbiamo cucinato insieme queste ricette parlando della cucina dei loro paesi. Ci siamo confrontati davanti ai fornelli e tra diversi tipi di utensili, alcuni dei quali sono stati portati in Italia dai cuochi stessi perché qui non si trovano, come il grattugia cocco, immancabile nelle cucine dei cingalelesi.
Il prodotto concreto di questo incrocio di lingue e culture nel quale ogni ricetta è stata scritta accompagnata dall’originale nella lingua madre, è realizzato in questo calendario.
Zaira Mezzadra