A chi mi chiede come abbiamo mangiato in Albania ad agosto, rispondo bene con riserva. E la riserva è quella che vale per tutti i Balcani: al ristorante e negli esercizi pubblici il menù è differente da quello casalingo. In Italia siamo abituati a trovare sostanzialmente gli stessi piatti che si mangiano in famiglia (spesso quelli delle feste)., mentre in Albania esci per mangiare “da ristorante”: la qualità è buona, la varietà maggiore che in altri paesi dei Balcani, ma si trovano quasi esclusivamente carne alla griglia, insalata (greca con piccole varianti) e spesso zuppe; qualche volta propongono anche piatti più domestici, come il buonissimo tave dheu di fegato, peperoni o melanzane ripiene, una sola volta ho trovato la carne con la bamja (come viene chiamata l’okra). Ma soprattutto, visto che l’argomento del blog è la cucina meticcia, si trovano sempre anche pasta e pizza.
La pizza è una presenza costante in tutto il mondo, ma in Albania è singolarmente accettabile, a volte buona (per un palato milanese, naturalmente). Anche la pasta è solitamente ben cotta, il sugo di pomodoro è speziato in maniera particolare ma buono; anche se, nonostante lo spirito curioso, non ho mai osato provare la “carbonara” o la “bolognese”.
Ho invece assaggiato a Korça una pasta con filetto di pollo (sopra), invenzione locale direi, condita anche con formaggio kaçkavall, mi pare panna acida, e ovviamente burro. In realtà la pasta che sembra andare per la maggiore sembra essere me gialpë, cioè con il burro. Nei menù la pasta viene definita genericamente makarona, ma a Berat anche barrilla.
Ho provato invece anche il pastiço, un piatto che credo sia derivato non dall’Italia ma dalla Grecia: questo sformato di pasta (spesso spaghetti) con burro e feta è troppo lontano dalla pasta al forno italiana (mancano troppi ingredienti, a cominciare dal pomodoro!), più probabilmente è mutuato dall’ellenico pastitsio, che però spesso contiene un po’ di carne e un po’ di pomodoro (forse questo derivato dall’Italia). Ho provato questo piatto in un locale di Tirana, ma era lontano dall’aspetto compatto che ha nelle foto dei libri di cucina, e non molto appetitoso (sotto).
Pasta di tutti i tipi si trova nei negozi e supermercati, sia locale che italiana, segno di un consumo domestico normale: in un libro di cucina (Haki Beluli, Kuzhina Shquiptare, Tiranë 2010) ci sono ricette di vari tipi di pastiço e anche di Llazanjë.
Talvolta nei menù compare anche il risotto, ma alla fine si tratta di un pilaf, quando non di un triste riso paraboiled lesso.
Per finire un brutto colpo: nella libreria Adrion di Tirana, nella sezione di cucina in lingua albanese, compare la traduzione di questo testo fin troppo famoso in Italia. Che vergogna!
Non mi pare di aver trattato male la cucina albanese, paese in cui mi sono trovato benissimo, e comunque non era mia intenzione. Sono felice di sapere del suo presidio slow food, e dell’esistenza di altri punti di eccellenza, ma ho solo descritto la realtà quotidiana che mi è capitato di incontrare.
Vorrei inoltre ricordare che il tema del blog è la cucina meticcia, ed è quello su cui maggiormente si è concentrato il post. Comunque,visto che ho consigliato a un sacco di amici di andare in Albania, ed è possibile che ci torni anch’io, di sicuro il suo ristorante sarà una tappa consigliata.
Penso che la guida che vi ci hano portato in questi posti non e stata corretta
gentile signore. Si ametto che ci siano troppi problemi in nel mio paese ma ci sono anche sintomi positivi. Mi chima altin e son Convivium Leader per la Slow Food. Sono proprietario di un ristorante che fa cucina locale,tradizionale,e stagionale.E le garantisco che se fosse passato da me l avrei fatta divertire. Non sono l unica realta in Albania.