Spero di non essere tra i pochi, ma io MasterChef, famosissima trasmissione televisiva, proprio non lo sopporto.
A essere sincero guardo pochissimo i programmi di cucina in televisione, giusto per capire cosa sono ma nulla di più. A MasterChef ho dedicato minuti in più per pura curiosità, per conoscere questo fenomeno mediatico. Ero rimasto colpito anche dall’incongrua immagine del manifesto che pubblicizzava la trasmissione: fiamme dell’inferno e cipigli severi.
Senza girare intorno al problema, è che io non sopporto proprio il target di questi programmi dove tutto gira intorno a personaggi costruiti con didascalica tipologia (quasi maschere della commedia dell’arte) e alla regia di una competizione esasperata, fatta di vincitori e vinti. Da quello che ho visto gli ingredienti erano la durezza programmatica dei giudici (quasi ridicoli con la loro durezza integerrima), l’ansia di tutti i personaggi, le storie lagnose da cartolina, le lacrime disperate dei perdenti, l’adrenalina di cartapesta. Molto di più importanti della cucina.
Non mi piace la retorica sulla cucina come gioia e arte, ma neanche questa competizione senza piacere, questo esame continuo, questa mancanza di ironia. Mi sembra un gran calderone dove ogni argomento è buono (cucina, moda,) per creare falsi personaggi “veri” e metterli uno contro l’altro, un format dove la vita è competizione riprodotto in tutto il mondo apparentemente, diverso e sempre uguale a se stesso.
Mi piacerebbe poter dire qualcosa sulle ricette ma ho seguito troppo poco, e comunque sembrava sempre che i giudici fossero i depositari dell’unico modo di cucinare: irritante. E mai mi è venuta voglia di mangiare quello che cucinavano…
Ci ho buttato l’occhio anch’io, e ho seguito (confesso!) la versione americana, ovvero Hell’s Kitchen: personalmente sono rimasto scandalizzato da un’altra cosa (saranno le mie origini piemontesi e sparagnine, ma qui le rivendico): lo spreco pazzesco: concorrenti invitati a fare 50/60 uova al tegamino in 10 minuti, oppure 24 fillet steak (24!!!) buttati via perché non cotti come voleva lo chef… tutto questo nel mondo che ben conosciamo, come direbbe uno come me, ovviamente educato a Oxford…. e che cazzo!