Il libro è uscito ormai da un anno e io l’ho acquistato qualche mese fa, ma solo adesso trovo il tempo di scrivere qualche riga. Si tratta del risultato di un concorso bandito nel dicembre 2009 (di cui si parlò anche in questo blog) dove si chiedeva non solo una ricetta, ma “anche di raccontare di sé, del proprio nucleo famigliare e del proprio rapporto con la cucina, aggiungendo anche un aneddoto divertente legato al piatto presentato o a ricordi culinari”.
Il volume comprende ventiquattro piatti e relative “storie”, le ricette sono eseguite dagli studenti dell’Istituto Alberghiero di Casalecchio di Reno e ogni capitolo è corredato dalla foto della famiglia.
In quanto concorso, non si può definire uno specchio della nostra società, di come mangiano le famiglie italiane, e credo non fosse neanche questa l’ambizione. Si tratta di un esempio “scelto” di quell’Italia per cui il cibo non è più solo sfamarsi, anche con piacere, di quelle persone che ritengono che la cucina stessa sia un valore in grado di rappresentare se stessa.
L’immagine patinata del libro, le foto “tecniche” dei piatti come nelle riviste di settore, quelle delle famiglie in posa e il taglio positivo e “amoroso” dell’operazione (il tutto un po’ appiccicoso a tratti), non coprono comunque l’interesse che presenta questo volume. L’aspetto più significativo, sul quale insiste giustamente la curatrice, è proprio la composizione della famiglia e di come si stia modificando nella “consapevolezza delle radicali trasformazioni attraversate negli ultimi anni”: accanto al nucleo tradizionale appaiono varie modalità di aggregazione che superano i concetti consueti di genere, nazionalità, relazione.
E le ricette? Sono come ci si può aspettare, alcune intriganti altre meno, e spesso affiorano elementi che insinuano come in cucina, dietro alla modifica delle strutture familiari, si stia affacciando anche un apertura nei sapori e negli ingredienti
Benedetta Cucci (a cura di), Ricette delle nuove famiglie d’Italia, Pedragon, Bologna 2010, € 15,00