Grecia, patria della bamja. O comunque, senza esagerare, dove la bamja (o okra o gombo) è di casa, sia al ristorante che nei negozi. Peraltro non proprio economica: al mercato centrale di Atene viene venduta a quasi 1,50 € al chilo, non di rado il triplo ad altre verdure.
Dall’isoletta di Lipsi, volendo organizzare una cena veloce per amici nella micro-cucina della camera, ho pensato di preparare una frittata con la bamja, pietanza semplice ma sempre efficace per presentare un ingrediente nuovo e dal sapore particolare. La piastra elettrica (pessima!) non ha permesso un risultato eccezionale (le bamje hanno rischiato di biscottarsi), ma il risultato è stato buono: conviene stufarle piano e se non si vuole eccedere con l’olio aggiungere magari un goccio d’acqua, oltre all’aglio naturalmente; nella povertà della cucina improvvisata ho trovato dell’origano che non ci stava male.
Come al solito ho tolto il cappuccio, ma ho visto nei piatti che ho consumato in giro (pollo alla bamja) che questo viene spesso lasciato. Oltre che una fatica (!) in meno, il cappuccio si cuoce bene e il frutto si mantiene più integro e non rischia di spappolarsi.