È fin troppo facile ironizzare sulle versioni extra-italiane dei piatti nazionali, soprattutto le pastasciutte (la mitica “spaghetti bolognese”, che a Bologna si indignano ogni volta; o gli onnipresenti “spaghetti carbonara”), ma non ho potuto sorvolare sull’offerta degli spaghetti pollo roma di un ristorante di Rodi (“Greek & Italian Specialities”), che oltre a un’origine geografica inventata vantano un componente inconsueto nei condimenti della pasta.
Non abbiamo ovviamente cenato lì e, nonostante la curiosità e lo sprezzo del ridicolo, comunque non l’avrei mangiata. Gli ingredienti sono però in grado di stupire per l’arditezza della combinazione: filetto di pollo, aglio e funghi in una salsa di pomodoro e creamy sauce (salsa di varia composizione, una sorta di besciamella arricchita – forse una panna acida balcanica, ma non credo).
Scontate le considerazioni sulla ovvia liceità delle invenzioni di nuovi condimenti e sull’astuzia bottegaia di chiamarli “roma”, rimane il fatto che hanno utilizzato un ingrediente che in Italia non si usa praticamente mai per accompagnare la pasta: il pollo. Capita con le rigaglie (fegatini, etc.), capita con il risotto (“alla sbirraglia” ad esempio), capita con altri volatili come le anatre, ma non ho presente pastasciutte condite con il pollo.
Curiosa mancanza nella patria delle pastasciutte, chissà perché, ma completamente disattesa all’estero, ad esempio nei Balcani dove l’ho vista usare spesso, forse perché meno condizionati dalla nostra tradizione.